“Roma, venderesti te stessa se trovassi un compratore”

di Paolo Valer

Questa frase di Giugurta re di Numidia rappresenta la triste realtà italiana. In Europa secondo le stime dell’agenzia antifrode di Bruxelles, l’Italia, dopo la Grecia è la nazione comunitaria più corrotta con un utile per il malaffare stimato in sessanta miliardi di euro esattamente la metà dei 120 miliardi di euro sottratti complessivamente all’economia della Ue. Siamo dunque i vice campioni d’Europa un record, non c’è che dire. La corruzione si annida secondo un rapporto europeo nelle aree della pubblica a-mministrazione, nella società civile, ma anche nel settore privato. Nella classifica mondiale dei paesi più corrotti l’Italia si trova al 72° posto a “pari merito” con la Bosnia e Sao Tomè. Il dato “prestigioso” é stato stilato dalla autorevole agenzia Trasparency International e sempre secondo l’istituto di ricerca il nostro “indice di onestà” é sceso al 42%, anche questo un successo da esserne fieri… Le cronache quotidiane ci informano che un appalto su dieci probabilmente é truccato. Le origini del malaffare sono lontane, il Sommo poeta Dante Alighieri ci informa che i “barattieri”, coloro che in vita avevano usato le proprie cariche pubbliche per arricchirsi, sono descritti in due canti dell’Inferno e collocati nella quinta bolgia, immersi nella pece bollente. E’ sicuramente una magra consolazione la certezza che fin dal Medioevo il malaffare accompagnava la quotidianità dei nostri avi. Con l’Unità d’Italia le cose non andarono meglio complice una gratuita eredità borbonica e papalina la pratica delittuosa divenne molto rapidamente una delle attività “più seguite” nella quotidianità del nuovo Regno. Oggi le vicende di tutti i giorni ci rende partecipi che la corruzione si esprime a tutti i livelli senza remore né morale, alcuni politici, uomini comuni, imprenditori senza scrupoli, con una arroganza senza precedenti, frodano a mano bassa , il danaro “facile” viene prima di ogni altra cosa, le istituzioni deputate ad assicurare alla giustizia i ladri navigano in un mare tumultuoso e danno l’impressione di combattere contro un nemico che scivola attraverso una entità plastica senza forma.
E se avesse ragione il sommo poeta, ma probabilmente anche la fornitura di pece bollente sarebbe gestita da qualche entità connessa al malaffare.

Informazioni su Paolo Valer

Paolo Valer è nato nel 1953 a Rovereto (TN). Già docente incaricato di protezione civile presso gli Istituti d’Istruzione della Polizia di Stato, ha ricoperto l’incarico Direttore del Centro Studi e Ricerche sulla Storia della Polizia di Stato emanazione della Sezione di Torino dell'A.N.P.S. nonché di consulente dell'Ufficio Storico del Dipartimento della Pubblica Sicurezza. Collabora come giornalista pubblicista ed è autore di numerose pubblicazioni e saggi sull’Istituzione della Polizia di Stato e su tematiche storico sociali. Ha contribuito all’elaborazione, con ricerche e approfondimenti storici, alle tesi di numerosi laureandi in diversi atenei italiani. Collabora da alcuni anni alla pagina di cronaca e cultura del settimanale “Il Monviso” di Pinerolo. E’ componente del C.R.I.S.F.O. (Gruppo di Ricerca Interdisciplinare sulle Sicurezze e le Forze dell'Ordine) che ha per finalità il promuovere iniziative storiche, sociologiche e giuridiche per proporre un contributo teorico e pratico a quanti si confrontano con i problemi più frequenti della sicurezza.
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